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Il trionfo di Apple, il sorpasso del Dragone, le meteore, ed ora l’interrogativo: Com’è Cambiata l’Industria degli Smartphone?

Già nel 1997 i telefonini distribuiti schizzarono a 162,8 milioni in un solo anno. Iniziava il rally del mobile, che allora vedeva in testa Motorola (25 milioni), seguito da Nokia (20 milioni) ed Ericsson (quasi 16 milioni). Startac, 3210 e T28: nomi che hanno fatto la storia. L’anno successivo iniziava il dominio della compagnia finlandese ma al tempo stesso compariva sulla scena Samsung, che nel 2012 l’avrebbe scalzata, restando leader di mercato fino ai giorni nostri, con 296,5 milioni di apparecchi venduti in tutto il mondo nel 2019.

Il podio in subbuglio

L’ultimo anno si è chiuso con due novità alle spalle del gigante sudcoreano. La prima: Huawei, con 238,5 milioni di smartphone, è diventato il secondo produttore mondiale superando per la prima volta Apple, terza a 196,2 milioni. Lo dicono i dati pubblicati da Counterpoint, secondo cui la performance è stata ottenuta, nonostante le sanzioni degli Stati Uniti, grazie a un’aggressiva strategia sul mercato domestico che rappresenta “oltre il 60% del totale” nel 2019 per la casa di Shenzhen.

Il secondo dato riguarda Apple, che ha chiuso il quarto trimestre 2019 al primo posto, con 72,9 milioni di device consegnati, seguita da Samsung (70 milioni) e da Huawei (56 milioni). Il primato stagionale conferma, come accadde a fine 2016 e 2017, l’importanza del lancio degli ultimi modelli di iPhone per la casa di Cupertino.

Numeri che, insieme a quelli di Gartner, permettono di ricostruire sin dal ’97 una storia che ha visto il picco della produzione nel 2014 con 1,8 miliardi di apparecchi e una concentrazione sempre maggiore. Ventitré anni fatti anche di matrimoni a volte poco fortunati, come il passaggio di Nokia a Microsoft fra 2013 e 2014, le joint venture Sony-Ericsson nel 2001 e Tcl-Alcatel nel 2004, l’acquisizione di Motorola da parte di Lenovo nel 2014. E di meteore, come Panasonic, Htc o l’alternativo Blackberry per citarne qualcuno.

Il volo del Dragone

Dietro le prime sul podio, oggi c’è un agguerrito terzetto comparso fra 2013 e 2016: Xiaomi (leader di mercato 2019 in India), Oppo e Vivo. In questo modo sette brand nella top 10 mondiale sono del Dragone e totalizzano 683 milioni di smartphone su 1,48 miliardi nel mercato (-1% generale rispetto al 2018). Non solo. La cinese Bbk Electronics con i suoi brand Oppo, Vivo e Realme (e OnePlus) sforna 259,2 milioni di device e virtualmente scavalca la stessa Huawei. Il tutto, in una polarizzazione crescente: i player fuori dalla top 10 producevano il 35,6% delle unità totali (1,7 miliardi) nel 2013, oggi invece la quota condivisa fra gli outsider è scesa al 19% (280,8 milioni).

L’incognita dell’emergenza coronavirus

Insomma, Pechino il messaggio lo manda, ma non certo via fax. Resta da verificare l’effetto Covid-19. La produzione di smartphone subirà un calo del 12% (anno su anno) nel primo trimestre 2020 secondo TrendForce, che non esclude ricadute sul secondo, sul Pil cinese e sull’economia globale a causa di un calo del potere d’acquisto. “La previsione è di 1,3 miliardi di unità, con un declino dell’1,3%, il dato più basso dal 2016”, spiega l’agenzia taiwanese di analisi del mercato tecnologico. “A causa della natura variabile dell’epidemia, è possibile che la produzione di smartphone scenda sotto questa previsione”. Vedremo. Nel film, almeno, la memoria di Keanu Reeves conteneva l’antidoto a un’epidemia globale.

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